LA CAPANNA RETICA
IL VILLAGGIO RETICO A Laives, nella zona despansione edilizia 23, dalla fine del 1993 sono cominciate a venire alla luce, a causa della costruzione del nuovo quartiere abitativo, antiche vestigia (su segnalazione di A.Alberti), in unarea fino ad allora non interessata direttamente da ritrovamenti archeologici. Nelle immediate vicinanze, presso lex Enal e in via A.Hofer (quindi sopra e sotto il campo sportivo don Bosco) erano già state ritrovate (1980-1984) un paio di casette preistoriche per parte. Questi nuovi ritrovamenti allargano e spostano la zona di insediamento protostorico, che attualmente si può circoscrivere tra il campeggio Steiner (escluso) a E e il campo sportivo don Bosco (incluso) a W, ovvero praticamente tutta la zona 23, compresi ambo i lati delle strade: via Kennedy, via Galizia e via Hofer. In particolare, in questi ultimi anni (1993-1995), sono state ritrovate e parzialmente scavate 5 casette protostoriche del periodo cosiddetto retico (VIII-I sec.a.C). In questa parte settentrionale del conoide di Laives esisteva infatti, nella media età del ferro (VI-V sec.a.C.), un villaggio composto da almeno una decina di case sparse e distanziate fra loro. Tra queste capanne, e in parte sopra di esse, vennero praticate in epoca di poco successiva (intorno al VI-V sec.), delle bonifiche, probabilmente per impiantare la coltivazione della vite. In epoca successiva (III-I sec.a.C.), forse per motivi difensivi, labitato venne spostato più a monte, allimbocco della Vallarsa (località Reif, attuale via Lichtenstein) e assunse una fisionomia pre-urbanistica, con le case (almeno 11) molto vicine tra loro.
LA CASA RETICA Tutte le capanne retiche erano seminterrate; i muri erano cioè ad una sola facciata a vista (quella interna), incassati per 1 metro e mezzo nel terreno; questi, per isolare meglio lambiente, potevano anche essere rivestiti internamente da unaltra parete in legno o venire intonacati di argilla cruda. La parte dal piano di calpestio in su (lalzato con il tetto) era costruita in legno: i pali di sostegno del tetto erano posti agli angoli e alla metà delle pareti, le pareti erano fatte di canne intrecciate ed intonacate internamente di argilla cruda, il tetto era probabilmente di paglia o di scandole di legno. CASA 1 Scoperta nel 1993, fu la prima delle casette retiche ritrovate in questa zona. Venne solo marginalmente toccata dai lavori edilizi, per cui si trova intatta (larg. m 6,30) sotto i giardini pubblici in attesa di futuri scavi che potrebbero riportarla in luce conservandola in posto come la casa 2. CASA 2 Scoperta nel 1993 fu scavata in due riprese nel 1993 e 1995 e interamente smontata e catalogata pietra per pietra; nel 1996 è stata qui rimontata, scegliendo la fase più antica e più grande e ricostruendo le parti mancanti (evidenziate in modo da distinguerle da quelle originali). Per le notevoli dimensioni (m 6,60/8,70x5,60) e le varie (almeno 3) fasi dutilizzo si tratta di un edificio particolare. In base ai pochi reperti trovati si può datare alla media età del ferro (VI-V sec.a.C.). CASA 3 Scoperta nel 1993 è stata scavata in due riprese nel 1993 e 1995. Si tratta di un piccolo ambiente (m 3,40x5), probabilmente un edificio di servizio. In esso si sono rinvenute delle figurine (applique) in bronzo a forma di delfini, che trovano confronti con analoghi oggetti in ambito etrusco. CASA 4 Nel 1994 venne scoperto lingresso a gradini, il resto della capanna si trova intatto sotto il giardino in attesa di future indagini archeologiche. Da quel poco che si è visto si può dire che la casetta venne presto abbandonata, ricolmata e coperta dalle bonifiche preistoriche. CASA 5 Nel 1995 ne è stata individuato solo un lato corto (m 2,60), questo e la rimanenza si trova intatta sotto un giardino privato in attesa di future indagini. LA BONIFICA PREISTORICA Sempre nel 1994 e nella zona compresa tra lo Steiner e le vie Galizia, Kennedy e Hofer (zona 23), è stata scoperta (su segnalazione di A.Alberti) una vasta area di bonifica sempre preistorica sulla quale vennero impiantate forse le viti (VII-V sec.a.C.). Si tratta di varie estensioni, a volte ben definibili e ampie (ognuna 100x200 m), scavate in profondità (max 1,5 m) e riempite con centinaia di muretti a secco, ben costruiti e disposti parallelamente alla distanza uno dall´altro di 20-60 cm. Questi muri seminterrati sono ad una faccia e disposti stranamente contro pendenza. In uno di questi campi, tra un muro e laltro, sono stati recuperati moltissimi frammenti ceramici pertinenti a grandi vasi tipo doli, di produzione o imitazione padana. L´ipotesi più probabile é che questi appezzamenti fossero delle bonifiche per l´impianto della vite, per la disposizione dei muretti a file parallele (come i filari delle viti) e per la loro diretta relazione con i doli (grandi contenitori per lo stoccaggio di derrate alimentari). Da una parte questi muretti coprivano la casa retica n.4, in un altro punto sopra questi, ma non in diretta relazione, vi era uno strato nero carbonioso contenente ceramica (boccaletti), ossa combuste, bronzi (anellini) e ferri (coltello, punta di lancia, spillone) databili al VI sec. e riconducibili probabilmente un luogo di culto, del tipo a rogo votivo. |